La storia svizzera – Parte 8
Dalla rivoluzione francese all’Impero (1789 – 1813)
La minaccia rivoluzionaria (1789 – 1797)
Agli inizi della Rivoluzione francese gli Svizzeri adottano un atteggiamento prudente. I governanti sono assai diffidenti, mentre gli intellettuali e i contadini seguono con simpatia gli avvenimenti francesi. Gli eccessi della Rivoluzione e il massacro delle guardie svizzere alle Tuileries (agosto 1792) suscitano tuttavia preoccupazioni nel nostro paese.
Numerosi patrioti svizzeri esiliati da Friburgo e da Ginevra vivono a Parigi. Riuniti nel Club Elvetico, incitano le autorità rivoluzionarie francesi ad intervenire contro i regimi dispotici di alcuni cantoni. Inizialmente le pressioni degli esiliati svizzeri non sembrano avere grande influenza sul governo francese. In un secondo tempo il Club Elvetico riesce a modificare l’immagine che gli intellettuali francesi si sono fatti della Svizzera: i cantoni non sarebbero le piccole repubbliche democratiche celebrate da Rousseau, ma piuttosto degli stati tirannici dove vivono persone soggette che devono essere “liberate”.
Dal 1792 al 1796 la Repubblica francese si sforza di intrattenere buone relazioni con i cantoni svizzeri. La Francia rivoluzionaria, minacciata dalle monarchie europee, non ha nessun interesse a cercarsi un nemico in più. Ma alcuni avvenimenti avrebbero dovuto rendere attenti gli Svizzeri sulle reali intenzioni dei vicini: nel 1792 – 1793 i Francesi occupano ed annettono la parte settentrionale della diocesi di Basilea, in un primo tempo chiamata “repubblica raurica”, poi “Dipartimento del Mont-Terrible”. La Francia non osa attaccare Ginevra, protetta da truppe bernesi e zurighesi, ma il 4 dicembre 1792, dopo il loro ritiro, la Rivoluzione trionfa anche nella città di Calvino.
Il Direttorio francese, dopo aver resistito con successo a tutta l’Europa, adotta nel 1797 una politica più offensiva: vuole occupare la Svizzera. La conquista presenta per i Francesi numerosi vantaggi: permetterebbe infatti di eliminare le spie inglesi attive in territorio elvetico e i numerosi rifugiati francesi, come pure di controllare una regione importante per i suoi valichi alpini. Inoltre i cantoni svizzeri, ritenuti molto ricchi, potrebbero risolvere le preoccupazioni finanziarie del Direttorio. Nel 1797 il generale Bonaparte occupa la Valtellina, baliaggio dei Grigioni, senza che i cantoni reagiscano.
Il basilese Ochs e il vodese La Harpe sollecitano l’intervento francese per “liberare” gli Svizzeri. il 13 dicembre 1797 un esercito francese occupa la parte meridionale della diocesi di Basilea, la Neuveville e Bienne senza suscitare reazioni da parte dei Bernesi, protettori di questi territori. Il 23 e 24 gennaio 1798, incoraggiati dai Francesi, i Vodesi scacciano i balivi bernesi.
L’invasione e la Repubblica Elvetica (1798 – 1803)
Nel febbraio 1798 diversi cantoni modificano la loro costituzione verso la democrazia. La Rivoluzione avviene senza spargimento di sangue. Questo non impedisce però agli eserciti francesi di attaccare e conquistare Berna, il Vallese e la Svizzera centrale. I cantoni svizzeri ed i loro alleati vengono sconfitti e occupati non senza essersi difesi dovutamente; non sono però stati capaci di unire le forze e di forgiare un sentimento di unità nazionale.
I paesi soggetti, come Vaud, Argovia e Turgovia e gli abitanti delle campagne vedono nei francesi i liberatori e li accolgono di conseguenza. Presto verranno delusi in seguito alle requisizioni di viveri e di formaggio ed i diversi saccheggi. Gli incendi appiccati nei villaggi vallesani e le atrocità commesse nel Nidvaldo.
La Svizzera è costretta ad un’alleanza con la Francia rivoluzionaria e diventa quindi campo di battaglia tra gli eserciti francesi ed i loro avversari (Russi e Austriaci). In alcuni luoghi le forze della coalizione antifrancese ottengono delle vittorie e la popolazione vi si aggrega, insorgendo contro gli occupanti. I Francesi ottengono però la vittoria decisiva nella seconda battaglia di Zurigo del 25 settembre 1799.
La Francia, appoggiata da personalità elvetiche come Ochs e La Harpe, impone un nuovo regime: la Repubblica Elvetica. Il territorio della vecchia organizzazione politica del paese sono profondamente rimaneggiati. La Repubblica Elvetica è una e indivisibile con un potere centrale che ha tutte le competenze necessarie per governare.
Il nuovo regime porta a delle riforme non trascurabili ed è il vero banco di prova da cui uscirà la Svizzera moderna. Sancisce l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e il suffragio universale. Riconosce la libertà di pensiero, di religione e di stampa. Introduce la libertà di domicilio, di commercio e di industria. Crea la cittadinanza svizzera: le persone non sono più unicamente cittadini dei loro cantoni. I poteri politici vengono separati secondo i criteri enunciati da Montesquieu (1689 – 1755). Nel campo economico si attuano delle riforme, unificando i pesi e le misure e sopprimendo le dogane interne. Un decreto del 1800 introduce l’obbligatorietà dell’insegnamento elementare. Anche lo sfruttamento delle foreste e delle miniere è regolato da una legislazione moderna.
Nonostante tutti questi aspetti positivi, il nuovo regime diventa ben presto impopolare; i contadini sono scontenti poiché si aspettavano che le decime e i diritti feudali venissero aboliti. Invece queste ultime diventarono riscattabili ma a condizioni ritenute troppo pesanti. Inoltre la repubblica Elvetica ha annullato la sovranità cantonale, instaurando un regime troppo centralizzato e non sufficientemente democratico. Indipendente in teoria, la Svizzera è in realtà uno stato satellite della Francia.
La fine della Repubblica Elvetica e gli inizi della Mediazione (1802 – 1803)
La Repubblica Elvetica è un regime instabile che, senza il sostegno francese, crollerebbe in breve tempo. Il potere è mantenuto grazie alla presenza delle truppe francesi. La classe dirigente è divisa: i patrioti ultrarivoluzionari, rappresentanti le campagne degli antichi cantoni aristocratici, si oppongono ai repubblicani, molto più moderati, che sono l’espressione della borghesia artigianale e industriale delle città. I due gruppi devono poi fare i conti con la ferma opposizione dei federalisti che riuniscono l’aristocrazia e i cantoni della Svizzera Centrale. Patrioti e repubblicani vogliono una repubblica unitaria e centralizzata, mentre i federalisti propugnano il ritorno all’autonomia e alla sovranità dei cantoni.
Le lotte politiche si fanno sempre più aspre all’interno del partito al potere. Dal 1798 al 1802 si assiste ad una serie di ben sei colpi di stato nelle capitali di allora (Aarau, Lucerna, Berna). Napoleone Bonaparte, deciso ad imporre la propria mediazione, in un primo momento, nell’agosto del 1802, ritira le truppe francesi. La rivalità tra partigiani ed avversari della Repubblica Elvetica degenera ben presto in conflitto armato. Nel settembre del 1802 gli unitari controllano solo il Paese di Vaud: è il trionfo dei federalisti e dei loro partigiani.
Bonaparte, che vuole una Svizzera pacifica e prospera nell’orbita francese, impone un cessate il fuoco e fa rioccupare il territorio dalle sue truppe. Convoca a Parigi una settantina di delegati dei cantoni svizzeri che ricevono il compito di redigere una nuova costituzione. Con grande abilità, Napoleone lascia discutere i delegati fino al febbraio del 1803, poi impone una costituzione che i rappresentanti svizzeri devono accettare per forza. Nasce così l’Atto di Mediazione che reggerà lo Stato per dieci anni.
Si tratta di un atto di 20 capitoli: 19 riguardano le costituzioni dei cantoni, un capitolo introduttivo riguarda il Patto federale. Questo documento è il risultato di compromesso tra federalisti e unitari. La Svizzera sotto l’Atto di Mediazione è formata da 19 cantoni che si vedono garantiti territorio, costituzione e indipendenza. Il potere centrale è rappresentato dalla Dieta, presieduta da un Landamano. Questo organismo, che non è un parlamento, fa della Svizzera una Confederazione di 19 stati sovrani. Alcune conquiste della Repubblica Elvetica sono comunque rimaste: L’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, la libertà d’industria e la soppressione delle dogane interne.
Il regime della Mediazione: dieci anni di stabilità (1803 – 1813)
La Svizzera fa parte del sistema napoleonico. L’Imperatore vuole dominare tutta l’Europa. In questo grande progetto il nostro paese è una semplice pedina della scacchiera continentale che Bonaparte manipola come vuole. I cantoni svizzeri devono seguire la politica dettata da Parigi. L’Impero francese, non riuscendo a vincere la potenza marittima dell’Inghilterra, decide di indebolire il commercio inglese, impedendo agli Europei ogni relazione economica con le isole Britanniche. Questo blocco continentale ha gravi ripercussioni sull’economia svizzera, poiché gran parte del traffico commerciale è in mano inglese. Inoltre, avendo bisogno di soldati, Bonaparte si riserva il diritto di reclutare 16’000 mercenari svizzeri. La sovranità è dunque molto limitata.
All’interno dei 19 cantoni si ritorna in parte alla situazione anteriore al 1798. Nei sette cantoni rurali di Uri, Svitto, Untervaldo, Zugo, Glarona, Appenzello e Grigioni viene reintrodotta la Landsgemeinde. Nei cantoni dove governavano il patriziato o le corporazioni si ristabiliscono gli antichi privilegi con l’introduzione del voto censitario (diritto di voto limitato a quei cittadini che posseggono una certa ricchezza – censo); è il caso di Berna, Friburgo, Soletta, Lucerna, Basilea, Sciaffusa e Zurigo. Cinque dei sei nuovi cantoni introducono pure il suffragio per censo: Argovia, Turgovia, Vaud, Ticino e San Gallo; buona parte dei cittadini può però esercitare i diritti politici, non essendo il censo troppo alto.
In periodo di Mediazione vengono realizzati notevoli progressi nei lavori pubblici e in campo economico. L’ingegnere zurighese Escher costruisce il canale della Linth che, deviando il corso d’acqua nel Walensee, bonifica una vasta area paludosa. Si sottoscrivono pure concordati* intercantonali che regolano diversi problemi, come i fallimenti e il vagabondaggio. Il blocco continentale non si ripercuote negativamente solo sulla Svizzera: al riparo per dieci anni dalla forte concorrenza inglese, la filatura meccanica del cotone conosce un forte sviluppo; questa produzione è possibile grazie al cotone greggio introdotto col contrabbando.
Il dominio francese e le dure prove generano un certo sentimento nazionale. Nel 1805 si organizza una festa alpestre intercantonale con gare di lotta. Tra i cittadini dei cantoni svizzeri sorge il bisogno di solidarietà. Dopo Neuchâtel nel 1806, Napoleone annette al suo Impero il Vallese che per otto anni (1802 – 1810) era stato una repubblica indipendente. Nel 1810 truppe italiane al servizio dei Francesi occupano il Ticino. Non appena gli ambasciatori svizzeri protestano, l’Imperatore dei francesi minaccia di annettere tutto il territorio elvetico.
(*) Accordo sottoscritto tra due o più parti allo scopo di risolvere determinati problemi
La Svizzera dal 1814 al 1847
Svizzera ed Europa nel 1815
Gli alleati prussiani, austriaci e russi sconfiggono Napoleone I in quello scontro chiamato”Battaglia delle nazioni”; avuto luogo a Lipsia il 18 ottobre 1813. Per l’Impero è la rovina. Le truppe alleate attraversano il Reno e la Francia diventa un campo di battaglia. Nel dicembre 1813 un esercito austriaco invade il territorio svizzero. La Dieta, nonostante abbia proclamato la neutralità, non ha né i mezzi né la volontà per opporsi. Il regime della Mediazione, imposto da Napoleone, crolla. Occorre ora riorganizzare il paese.
Il legame federale non è più in atto, i cantoni sono divisi. Solo in seguito alle pressioni delle potenze vincitrici i cantoni si riuniscono a Zurigo dall’aprile del 1814 (Lunga Dieta). Fra le principali difficoltà vi è la sorte dei cantoni creati da Napoleone e la nuova organizzazione politica. Berna reclama la restituzione dei vecchi baliaggi. Le potenze straniere esercitano, tramite i loro ambasciatori, una forte influenza. Riconoscono l’esistenza dei cantoni creati nel 1803 e spingono gli Svizzeri ad un accordo. Nel settembre 1814 viene promulgato il Patto federale, cui la Dieta presterà giuramento nell’agosto del 1815. Sono occorsi ben sedici mesi per giungere ad un’intesa. Nel frattempo essa aveva accolto quali nuovi cantoni il Vallese, Ginevra e Neuchâtel.
Con il nome ufficiale di Confederazione Svizzera e con un emblema valido ancora oggi, il Patto federale del 1815 consacra l’esistenza di una confederazione di 22 cantoni sovrani. Questi mettono in comune la volontà di difendere la loro indipendenza nei confronti dell’estero e di assicurare l’ordine interno del paese: per raggiungere questo obiettivo si riorganizza l’esercito. Per il resto i cantoni agiscono indipendentemente. La Dieta è una semplice conferenza di delegati: si ritorna in parte alla situazione esistente prima del 1798, da qui il nome di Restaurazione dato al periodo che inizia nel 1815.
Le potenze alleate, riunite in congresso a Vienna dal settembre 1814 al giugno 1815, redigeranno la carta dell’Europa. Il congresso ratifica l’annessione del Vallese, di Ginevra e di Neuchâtel alla Confederazione, Berna, quale indennità per i baliaggi persi, riceve la città di Bienne e il Giura. Le frontiere nazionali sono così fissate definitivamente. Il secondo trattato di Parigi, con la dichiarazione del 20 novembre 1815, sottoscritta dall’Austria, dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dalla Prussia e dalla Russia e ratificata in seguito pure dal Portogallo, dalla Spagna e dalla Svezia, riconosce e garantisce la neutralità della Svizzera.
L’evoluzione politica nei cantoni dalla Restaurazione alla Rigenerazione
Dopo vent’anni di disordini i cantoni ritrovano la loro autonomia. Tutti provvedono a darsi nuove costituzioni la cui caratteristica è la concentrazione del potere in mano a poche persone. In genere le città capitali si assicurano una posizione privilegiata nel governo dello stato; anche nei cantoni a Landsgemeinde ci sono disparità notevoli. I nuovi cantoni modificano le situazioni in senso conservatore.
Il periodo della Restaurazione (1815 – 1830) è caratterizzato, sia in Svizzera che nel resto dell’Europa, dalla paura delle innovazioni introdotte dalla Rivoluzione francese. La stampa viene sottomessa alla censura; le decisioni politiche sono circondate dalla massima segretezza per evitare critiche e dibattiti.
Tuttavia i giovani che non hanno conosciuto l’Ancien Régime e gli intellettuali progressisti non accettano la separazione netta tra cantoni e le divisioni nel loro interno. Molti Svizzeri sono indignati dalla debolezza dimostrata nei confronti delle pressioni esercitate dalle potenze straniere sulla Dieta. Molte società cantonali si organizzano a livello federale e, con scopi apparentemente lontani dalla politica, promuovono incontri e scambi di idee tra cittadini di tutte le regioni della Svizzera. Queste discussioni alimentano il sentimento nazionale ed esprimono il desiderio di maggiore libertà. In questo periodo vengono fondate la Società svizzera di scienze naturali, quella dei carabinieri, di ginnastica, di canto, la Zofingia (società di studenti) e diverse altre.
Gli avvenimenti del luglio 1830 in Francia scatenano una serie di movimenti rivoluzionari nei cantoni più importanti della Confederazione. Una decina (Turgovia, Argovia, Lucerna, Zurigo, San Gallo, Friburgo, Vaud, Soletta, Berna, Sciaffusa e Ticino) adottano una nuova costituzione che instaura un regime basato sulla democrazia rappresentativa*, sulla separazione dei poteri e sulla pubblicità dei dibattiti politici. Un Gran Consiglio, eletto in alcuni cantoni a suffragio universale, fa le leggi e designa i magistrati. Sono riconosciute le principali libertà. A questo periodo di trionfo delle idee liberali (liberalismo: si tratta di una dottrina politica basata sul convincimento che la libertà del singolo individuo è il fattore più importante per lo sviluppo politico, economico e sociale di una nazione) si è dato il nome di Rigenerazione.
(*) Regime politico che garantisce il diritto del popolo a governarsi da sé, delegando però i suoi poteri a rappresentanti eletti.
L’impossibile revisione del Patto e la guerra civile
I liberali, conquistatori del potere in vari cantoni, mirano a “rigenerare” anche la Confederazione. Si scontrano così con i conservatori, che vogliono preservare il più possibile la sovranità cantonale e si oppongono al rafforzamento dei legami federali e alla creazione di un potere centrale forte. Così due tentativi di revisione del Patto federale del 1815 falliscono nel 1832 e nel 1833.
Il movimento liberale è ben presto superato da una corrente che ne riprende le idee e le sviluppa in funzione di un cambiamento “radicale” della Confederazione. Talvolta fortemente anticlericale, il radicalismo (Ala estremista del movimento politico liberale che opera con determinazione per la revisione del Patto del 1815 e per un rafforzamento del potere federale) risveglia la differenza dei cantoni cattolici. Le tensioni religiose rendono ancora più difficile la revisione del Patto.
Negli anni Quaranta la prova di forza tra conservatori e liberali-radicali appare sempre più inevitabile. A Zurigo, a Lucerna, nel Vallese e i Argovia scoppiano dei disordini. In quest’ultimo cantone una revisione costituzionale sfavorevole ai cattolici provoca un’agitazione popolare. Il governo argoviese, in contrasto con l’articolo 12 del Patto del 1815, decreta la soppressione dei conventi. Il governo lucernese risponde a questa provocazione chiamando i gesuiti a dirigere le scuole del cantone. Questi religiosi hanno la reputazione di essere nemici acerrimi delle idee liberali. I radicali di vari cantoni tentano allora senza successo di rovesciare con la forza il governo conservatore lucernese.Minacciati dai radicali, i cantoni cattolici (Lucerna, Uri, Svitto, Untervaldo, Zugo, Friburgo e Vallese) sottoscrivono nel 1845 una lega separata (il Sonderbund) per salvaguardare la propria sovranità. In contrasto con l’articolo 6 del Patto del 1815, prendono contatto con alcune potenze straniere.
Nel luglio del 1847, la Dieta, a maggioranza liberale e radicale, dichiara il Sonderbund incompatibile col Patto del 1815. I cattolici rifiutano di accettare tale decisione. Dopo il fallimento di vari tentativi di riconciliazione la Dieta decide di sciogliere la Lega con le armi. Il generale Dufour guida l’esercito federale che, dopo una breve campagna, costringe il Sonderbund alla capitolazione. Il Canton Ticino, pur se cattolico, ma liberale, era alleato alla Dieta, e si schierò contro il Sonderbund. Fu innvaso, sino ad Airolo, ai piedi del massiccio del San Gottardo, da Urani e Svittesi. L’esercito ticinese, al comando del col. Giacomo Luvini-Perseghini, si dovette ritirare verso sud, fino a Bellinzona, a causa dello sfavorevole posizionamento tattico-geografico.
In ogni caso Svittesi ed Urani dovettero ritirarsi dal Ticino, dopo la sconfitta inferta loro dall’esercito federale.
Anche in tale drammatico frangente, il Canton Ticino espresse la sua fedeltà alla Confederazione.
Nel novembre 1847, quando le potenze straniere chiedono spiegazioni alla Dieta, il Sonderbund è già sciolto e non ci sono più ostacoli per una revisione del Patto federale.
Economia e società
Gli anni della Restaurazione iniziano con una grave crisi economica (1816 – 1817). Cattivi raccolti, dovuti principalmente alle pessime condizioni climatiche, provocano una carestia, specialmente nel nord-est della Svizzera. Il prezzo del pane aumenta fino all’800 %! La fine delle guerre in Europa obbliga l’industria svizzera a confrontarsi di nuovo con la concorrenza inglese. Numerose nazioni proteggono la loro produzione industriale con tariffe doganali elevate. I prodotti tessili svizzeri devono cercare nuovi sbocchi.
Il sistema dei cantoni sovrani crea molteplici ostacoli allo sviluppo economico. Ogni stato della Confederazione possiede il suo sistema monetario, i suoi pesi e le sue misure. Per passare da un cantone all’altro è ancora necessario il passaporto. La libertà di domicilio non esiste, così che una persona si sente straniera fuori dal proprio comune. La circolazione delle merci è ostacolata da numerose tasse prelevate alle frontiere cantonali e dai pedaggi riscossi sulle strade e sui ponti. Questa intricata situazione crea notevoli difficoltà agli imprenditori svizzeri; quasi tutti sostenitori del liberalismo, essi sono favorevoli ai progetti di revisione del Patto del 1815 allo scopo di unificare il mercato svizzero.
La popolazione aumenta rapidamente, si passa da 1,9 milioni del 1790 ai 2,4 milioni del 1850. L’agricoltura deve perciò migliorare la sua capacità produttiva. Si sopprimono numerosi diritti comunitari come quello del vago pascolo*; ciò permette ai contadini proprietari di sfruttare senza restrizioni i propri fondi in modo intensivo. Nelle regioni pianeggianti le colture foraggere si estendono, favorendo l’allevamento del bestiame e la produzione casearia. Dopo il 1830 in molti cantoni si attua il riscatto delle decime e dei diritti feudali. Tale principio era stato deciso già all’inizio del secolo.
La meccanizzazione della filatura del cotone, iniziata nei primi decenni del secolo, si afferma dopo il 1820. Verso il 1849 si contano in svizzera circa 150 filande meccaniche: i 4/5 si trovano nei cantoni Zurigo, Argovia, San Gallo, Glarona e Turgovia. Dopo il 1820 prende avvio anche l’industria meccanica con la produzione di macchine per la lavorazione del cotone, mentre nel 1823 fa la sua apparizione sul Lemano, il primo battello a vapore dei laghi svizzeri.
(*) Si tratta del diritto di libero pascolo sui terreni dei privati dopo il raccolto autunnale, regolato da precise norme comunitarie. Il vago pascolo primaverile era limitato al bestiame minuto.
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