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Tollerare le mancanze dell’altro non significa rinunciare ai propri diritti

Spesso, quando si parla di mancato rispetto dei doveri coniugali, si tende a pensare all’infedeltà. Ma quello della fedeltà nei confronti del coniuge non è l’unico obbligo che c’è tra due persone sposate. Per esempio marito e moglie dovrebbero contribuire insieme ai bisogni della famiglia e collaborare nel suo interesse. Se, nel corso degli anni, uno dei due viene meno a quest’impegno, causando una crisi irreparabile che porta la coppia a lasciarsi, tale comportamento potrebbe determinare l’addebito della separazione.

Per provare a fare un esempio concreto, potremmo pensare ad una moglie che da qualche anno ha smesso di contribuire, sia materialmente che moralmente, alle necessità familiari. Lavoratrice saltuaria, nei primi anni del matrimonio si è dedicata alla gestione della casa e, dopo la nascita dei figli, alla loro crescita ed educazione. Col tempo, il suo impegno lavorativo è progressivamente calato. Ritenendo insoddisfacente ogni impiego che le veniva proposto, ha finito per autoescludersi dal mercato del lavoro. In parallelo, anche l’apporto all’interno della famiglia si è ridotto considerevolmente. E’ diventata utente abituale di siti internet di gioco d’azzardo, dove spende gran parte del denaro utile a far fronte alle spese domestiche. Il marito, per il bene dei figli e l’amore per la moglie, inconsapevole del suo vizio, ha sopperito a lungo alle mancanze di lei, tollerando la sua apatica condotta. Ha resistito e cercato di salvare a ogni costo il matrimonio, ma venuto a scoprire del vizio del gioco, la classica goccia che fa traboccare il vaso, decide di chiedere la separazione.

L’irrilevanza della tolleranza ai fini dell’addebito della separazione

Il marito potrebbe ottenere la separazione con addebito alla moglie anche se ha tollerato per molto tempo il comportamento di quest’ultima.

La “pazienza” del marito si è basata sulla volontà di salvare a tutti i costi il rapporto con la moglie: è in quest’ottica che ha deciso di mettere davanti ai propri sentimenti quelli della famiglia e dei figli. D’altronde, chi sbaglia potrebbe rendersi conto dell’errore commesso e decidere di rimediare: ecco perché la tolleranza potrebbe essere la soluzione migliore per rimediare a una crisi temporanea. Va da sé che, se nulla cambia da parte del coniuge che ha agito malamente, la sopportazione potrebbe terminare e questo non deve influire sulla possibilità dell’altro coniuge di far valere fino in fondo i propri diritti.

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