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coppia gay lesbica divorzio

Divorzio e unione civile: cosa succede al TFR dell’ex marito defunto unito civilmente?

Tra il divorzio, l’unione civile ed il TFR di uno dei partner defunto unito civilmente esiste un rapporto che prevede la suddivisione del trattamento di fine rapporto pro quota tra i superstiti.

Non è infrequente vedere storie di persone che dopo lunghe relazioni eterosessuali scoprono, o meglio, trovano il coraggio di vivere alla luce del sole la loro omosessualità ed iniziano una storia con una persona del loro stesso sesso.

Nel caso in cui ci fosse il desiderio di vivere un legame stabile la Legge Cirinnà permette anche ai divorziati di costituire un’unione civile.

Cosa succederebbe se il partner unito civilmente venisse a mancare?

Prendiamo come esempio una coppia di gay unitasi civilmente dopo che uno dei due ha ottenuto il divorzio dalla moglie alla quale versa anche un assegno di mantenimento. Purtroppo l’ex marito muore in un incidente stradale. A quel punto si aprono due diversi scenari perché il partner unito civilmente diventa erede legittimo del defunto ma l’ex coniuge, anche se non diventa erede, non viene del tutto estromessa dalle conseguenze economiche della scomparsa dell’uomo.

In particolare vogliamo porre attenzione su quello che accade al trattamento di fine rapporto che il defunto aveva maturato e che viene liquidato dal datore di lavoro alla famiglia del lavoratore.

Come accadrebbe se il marito fosse ancora in vita, l’ex moglie ha diritto a ricevere una quota del TFR anche dopo la morte dell’ex.

Chi ha diritto al TFR

La somma viene divisa tra la parte unita civilmente superstite, il coniuge divorziato e gli eventuali figli del lavoratore defunto o altri parenti a suo carico. Di fatto, però, il compagno superstite dovrà dividere la sua quota di TFR con l’ex moglie divorziata.

Attenzione, quindi, perché se l’ex coniuge si vedesse negare questo diritto potrebbe portare in Tribunale sia il partner superstite che la restante famiglia cosi da farsi liquidare dal Giudice la quota di propria spettanza.

Affinché la pretesa dell’ex coniuge venga accolta, però, è necessario che questa percepisse l’assegno di mantenimento mensile: in mancanza di tale condizione, infatti, non potrà ottenere nessuna somma.

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