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La videosorveglianza nel condominio: è possibile installare telecamere di sicurezza senza violare la privacy

I ladri ormai sono un problema e il condominio può decidere, con un’assemblea, di mettere delle telecamere di sorveglianza.
Il problema sorge nel momento in cui le telecamere, non solo possano identificare gli eventuali malintenzionati ma anche le persone che entrano ed escono dal condominio e l’eventuale lesione della loro sfera personale.

Cosa fare se si viene ripresi dalle telecamere di un condominio

Il garante della privacy ha stabilito determinate regole che devono essere rispettate in caso di telecamere nel condominio, con ipotesi di illeciti sia civili che penali in caso di trasgressione. L’avvocato della persona ingiustamente ripresa dovrà verificare che:
– siano previste delle segnalazioni dell’esistenza di videosorveglianza nel condominio;
– le registrazioni siano conservate al massimo per 48ore;
– le riprese riguardino esclusivamente le parti comuni del condominio;
– le riprese non riguardino anche luoghi circostanti, come la strada o altre case;
– le riprese possano essere viste solo da soggetti autorizzati.
In caso di violazione di queste regole, l’avvocato potrà richiedere, da un lato la distruzione del materiale ripreso e, dall’altro, il risarcimento del danno per la persona ingiustamente ripresa.

Il singolo condomino può installare telecamere di videosorveglianza

Nulla vieta al condomino di installare delle telecamere per la propria incolumità, e nel caso in cui ci sia un rifiuto o una contestazione da parte del condominio, l’avvocato dovrà dimostrare che la videosorveglianza è stata posta in maniera tale da non ledere la privacy altrui e che la necessità di mettere delle telecamere non era futile.

Il valore delle riprese effettuate dalle telecamere del condominio o del singolo condomino

Le riprese fatte dalle telecamere possono essere molto utili se, messe nelle mani degli addetti ai lavori, possono dimostrare che qualcuno si è introdotto furtivamente nell’abitazione. L’avvocato che ottiene le riprese, potrà utilizzarle al meglio come prove davanti al giudice, senza incorrere in disavventure penali a causa di possibili lesioni della privacy altrui.

Gli avvocati dello Studio legale Marzorati sono in grado di seguire casi in tutti Italia. Se hai bisogno di assistenza legale, o desideri fissare un appuntamento con uno dei nostri avvocati

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png 0 0 MrzOrgUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png MrzOrgUserAdmin2017-11-15 07:58:372017-11-15 07:58:37La videosorveglianza nel condominio: è possibile installare telecamere di sicurezza senza violare la privacy

Mancato allaccio luce al ristorante: come ottenere il risarcimento del danno

Il ristorante che subisce il mancato allaccio della luce ha diritto al risarcimento di tutti i danni subiti a causa del ritardo. La luce infatti è un bene primario e diventa ancor più importante per le attività commerciali. Infatti un ristorante senza luce non può svolgere la propria attività con la relativa perdita del guadagno giornaliero e la spesa per il personale inutilizzato.

Il danno emergente per mancato allaccio luce

In caso di mancato allaccio della luce in un ristorante il danno che potrà essere richiesto al gestore elettrico sarà relativo alla spesa per il personale che non è stato utilizzato, ma che comunque è stato pagato per i giorni in cui non c’era la luce. Allo stesso tempo si potrà richiedere l’eventuale costo sostenuto per la pubblicità per un evento particolare che doveva esserci, per i volantini e per il menù se era specifico per quella serata. Si dovrà, ovviamente, verificare tutte le spese che possono essere risarcite, utilizzando metodi certi che risultino incontestabili davanti ad un giudice.

Il danno da lucro cessante per mancato allaccio della luce in un ristorante

In caso di mancato allaccio della luce in un ristorante il danno che potrà essere richiesto al gestore elettrico potrà riguardare anche il mancato guadagno a causa dell’impossibilità di svolgere l’attività di ristorazione. Per richiedere questo tipo di danno si dovrà fare una stima del guadagno giornaliero e richiedere lo stesso a titolo di risarcimento.

Il danno all’immagine 

In caso di mancanza di luce in un ristorante il danno che potrà essere richiesto al gestore elettrico potrà riguardare anche il danno all’immagine procurato all’attività che si è trovata costretta a posticipare il giorno di apertura, disdire eventuali prenotazioni o a mandare via clienti giunti sul posto. Il calcolo per questo tipo di danno, non è facile da dimostrare e sarà necessario verificare tutta una serie di fattori per ottenere il risarcimento dovuto.

La perdita di clientela

Il mancato allaccio della luce in un ristorante, comporta l’impossibilità di essere contattati per eventuali prenotazioni, con il rischio di perdere clienti non solo per quel determinato giorno ma anche per il futuro: i clienti infatti potrebbero andare in un altro ristorante e non recarsi più in quello che ha subito il distacco della luce. Ovviamente questo danno per essere risarcito ha bisogno di una attenta valutazione che non sempre risulta possibile.

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png 0 0 MrzOrgUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png MrzOrgUserAdmin2017-11-14 07:31:022017-11-14 07:31:02Mancato allaccio luce al ristorante: come ottenere il risarcimento del danno

La riparazione del danno causato con l’incidente stradale invece che il risarcimento in denaro

Spesso, l’unico danno che si verifica a causa di un incidente stradale è quello alla macchina, in questi casi per il danneggiato diventa difficile ottenere un risarcimento in denaro che possa permettere la riparazione della macchina. L’assicurazione infatti potrebbe contestare i danni alla macchina sostenendo che alcuni fossero già presenti prima dell’incidente, oppure non comprendere nel risarcimento i costi per la verniciatura di parti non troppo visibili. Un altro problema potrebbe nascere nel momento in cui l’assicurazione sostiene che il prezzo per la riparazione è eccessivo, costringendo il danneggiato a girare officine e meccanici per trovare un preventivo che possa andare bene all’assicurazione. In questi casi, con l’aiuto di un avvocato, si potranno evitare tutte queste scocciature richiedendo il cosiddetto risarcimento in forma specifica.

Il risarcimento in forma specifica: i vantaggi

Dopo un incidente che ha danneggiato solo l’automobile, è possibile che l’unico interesse del danneggiato sia far riparare l’automobile per averne subito la disponibilità per utilizzarla per andare al lavoro, prendere i bambini a scuola o andare a fare la spesa. Invece che richiedere un risarcimento in denaro per poi far aggiustare la macchina, è possibile scegliere il risarcimento in forma specifica cioè ottenere la riparazione gratuita del veicolo attraverso officine collegate con l’assicurazione. In questi casi il tempo per riavere la macchina è molto più veloce rispetto ad ottenere il risarcimento in denaro per poi riparare la macchina, perché non ci saranno discussioni sui preventivi che dilungheranno unicamente i tempi per poter riparare l’automobile. Un altro punto a favore di questo tipo di risarcimento è che il danneggiato avrà anche diritto ad una garanzia sulle riparazioni e sui pezzi di ricambio. Il danneggiato, perciò, dovrà valutare con il proprio avvocato anche questa ipotesi, tenendo conto dei vantaggi che potrebbe portare, ma venendo informato di eventuali problematiche che possono sorgere o delle limitazioni ad ottenere altri tipi di risarcimento.

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png 0 0 MrzOrgUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png MrzOrgUserAdmin2017-11-11 07:16:352017-11-11 07:16:35La riparazione del danno causato con l’incidente stradale invece che il risarcimento in denaro

Fondo di garanzia per ottenere il risarcimento da incidente con veicolo non assicurato o persona non identificata

Purtroppo può capitare di ritrovarsi in situazioni spiacevoli non solo a causa dell’incidente ma anche perché l’altro soggetto non è assicurato, oppure perché la persona scappa subito dopo l’incidente e non viene identificata. In queste ipotesi, ma non solo, il danneggiato con l’aiuto di un esperto avvocato può ottenere il giusto riconoscimento per i danni subiti. Anche in quegli incidenti in cui sembra impossibile ottenere il risarcimento da parte del danneggiante, se l’incidente rientra fra i casi previsti dal fondo di garanzia, si può ottenere il risarcimento.

Il fondo di garanzia: chi tutela

Il fondo di garanzia per le vittime della strada è stato creato per tutelare il danneggiato da veicolo non assicurato. Non in tutte le ipotesi si può richiedere il risarcimento al fondo di garanzia, la legge infatti ha stabilito i casi in cui è possibile rivolgersi al fondo:
– danni causati da veicolo non assicurato;
– danni causati da veicolo non identificato;
– danni causati da veicolo con assicurazione in liquidazione;
– danni causati da veicolo rubato: la persona derubata deve aver denunciato il furto almeno un giorno prima dell’incidente;
– danni causati da veicoli spediti in Italia da un altro stato dell’Unione Europea, Islanda, e Norvegia: l’incidente deve avvenire entro trenta giorni dalla data di accettazione della consegna;
– danni causati da veicoli stranieri con targa che non corrisponde al veicolo.

Il fondo di garanzia: il risarcimento

Per quanto riguarda il risarcimento che si può ottenere dal fondo di garanzia, non ci sono limiti sia per quanto riguarda i danni alle cose che i danni alle persone se non quelli stabiliti dalla legge. L’unico caso in cui invece ci sono dei limiti è quello che riguarda gli incidenti con veicoli non identificati. In questo caso si ha diritto al risarcimento dei danni alle cose solo se c’è stato un danno alla persona grave. Quindi in ipotesi in cui nell’incidente nessuno si sia fatto male o comunque abbia subito solamente un danno lieve, non si potrà ottenere il risarcimento per i danni alla macchina o alle altre cose.
Nel caso invece che il danno alla persona sia grave, sarà possibile ottenere il risarcimento:
– fino a un milione di euro per i danni alle cose;
– fino a cinque milioni di euro per i danni alla persona.

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png 0 0 MrzOrgUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png MrzOrgUserAdmin2017-11-10 07:14:122017-11-10 07:14:12Fondo di garanzia per ottenere il risarcimento da incidente con veicolo non assicurato o persona non identificata

Coppia lesbica: avere un figlio è possibile ma non in Italia

Neppure dopo la Legge Cirinnà una coppia lesbica, e più in generale, omosessuale. può avere un figlio in Italia accedendo alle procedure di procreazione medicalmente assistita o di utero in affitto.

Tali attività sono rimaste escluse dalla regolamentazione della riforma che ha riconosciuto i diritti delle coppie omosessuali dopo un durissimo scontro parlamentare e di opinione pubblica.

L’accesso alla fecondazione assistita in Italia

Nel nostro paese è in vigore la legge n. 40/2004 la quale all’articolo 4 stabilisce che possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie maggiorenni di sesso diverso in età potenzialmente fertile solo se coniugate o conviventi.

Le due precisazioni in ordine alla diversità dei sessi ed alla stabilità della coppia sembrano configurare una discriminazione che richiama la concezione di famiglia “tradizionale” molto cara ad alcune parti politiche.

La possibilità di ricorrere all’utero in affitto o, meglio, maternità surrogata, invece, non è regolamentata in Italia rimanendo – allo stato – una procedura illegale.

Una coppia lesbica italiana che desidera un figlio, quindi, può unicamente ricorrere alla fecondazione assistita all’estero con seme di donatore anonimo.

L’accesso alla fecondazione assistita in Europa

In molti paesi europei la fecondazione assistita è concessa sia alle coppie sposate che conviventi, anche omosessuali, che alle donne single.

Belgio, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Olanda, Grecia, Spagna e Svezia sono alcune delle nazioni europee che permettono anche a donne single di accedere alla procedura di fecondazione assistita. A seconda della legislazione vigente viene concessa alla donna la possibilità di utilizzare ovociti propri (es. in Danimarca) oppure di donatrici terze.

Ovviamente i costi per tale procedura non sono ridotti.

Effettuare un tentativo di inseminazione può costare anche dai 2’000,00 ai 7’000,00 Euro a seconda del paese prescelto, senza contare le spese per il viaggio ed il soggiorno all’estero.

Resta, in ogni caso, una scelta dai costi più contenuti rispetto alla maternità surrogata la quale può richiedere una spesa anche superiore ai 50’000,00 Euro che, però, è una pratica meno opzionata dalle coppie lesbiche (indagini statistiche riferiscono che il 95% delle coppie che ricorre ad una maternità surrogata sono eterosessuali con difficoltà a concepire).

Stepchild adoption

L’adozione del figlio biologico del partner è rimasta anch’essa esclusa dalla regolamentazione della Legge Cirinnà con un’importante eccezione. Il Parlamento, infatti, ha lasciato la possibilità alla magistratura di pronunciarsi sulla possibilità di applicare, anche in caso di coppie gay, la disciplina dell’adozione del figlio del coniuge (legge n. 184/1983).

In questo modo anche il genitore omosessuale non biologico può ottenere il riconoscimento della condizione genitoriale in Italia, seppur a seguito di un iter giudiziario talvolta lungo e difficoltoso.

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2022/06/Coppia-lesbo-con-figlio.jpg 532 1440 LxDiCrItUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png LxDiCrItUserAdmin2017-11-10 00:00:002022-06-29 15:07:40Coppia lesbica: avere un figlio è possibile ma non in Italia

Distacco della luce in albergo: come ottenere il risarcimento del danno

L’albergo che subisce il distacco della luce ha diritto al risarcimento di tutti i danni subiti a causa del distacco. La luce infatti è un bene primario e diventa ancor più importante per le attività commerciali. Infatti un albergo privato della luce, oltre a non poter esercitare la propria attività con la relativa perdita del guadagno giornaliero e la spesa per il personale inutilizzato subirà anche la perdita dei prodotti alimentari che erano in frigorifero e che dovranno essere buttati. In questi casi, anche poche ore senza luce possono compromettere tutto, ad esempio se capita nelle ore di colazione, pranzo o cena.

Il danno emergente

In caso di mancanza di luce in un albergo il danno che potrà essere richiesto al gestore elettrico sarà relativo alla spesa per il personale che non è stato utilizzato, ma che comunque è stato pagato per i giorni in cui non c’era la luce, inoltre potrà essere richiesto il costo dei prodotti resi inutilizzabili dalla mancanza della luce ed anche le eventuali spese sostenute per portare il cibo in celle frigorifere per ovviare al deperimento. Allo stesso tempo si potrà richiedere l’eventuale costo sostenuto per la pubblicità per un evento particolare che doveva esserci, per i volantini e per il menù se era specifico per quella serata. L’albergo inoltre dovrà sostenere dei costi successivi alla risoluzione del problema come per esempio, quelli relativi allo smaltimento dei prodotti andati a male, quelli per pulire le celle frigorifere che si saranno disgelate, quelli relativi alla pulizia della piscina che ha subito il blocco delle ventole con il blocco dell’elettricità. Si dovrà, ovviamente, verificare tutte le spese che possono essere risarcite, utilizzando metodi certi che risultino incontestabili davanti ad un giudice.

Il danno da lucro cessante

In caso di mancanza di luce in un albergo il danno che potrà essere richiesto al gestore elettrico potrà riguardare anche il mancato guadagno a causa dell’impossibilità di svolgere l’attività. Per richiedere questo tipo di danno si dovrà fare una stima del guadagno giornaliero e richiedere lo stesso a titolo di risarcimento.

Il danno all’immagine

In caso di mancanza di luce in un albergo il danno che potrà essere richiesto al gestore elettrico potrà riguardare anche il danno all’immagine procurato all’attività che si è trovata costretta a disdire prenotazioni o a mandare via clienti giunti sul posto. Il calcolo per questo tipo di danno, non è facile da dimostrare e sarà necessario verificare tutta una serie di fattori per ottenere il risarcimento dovuto.

La perdita di clientela

La mancanza di luce in un albergo, comporta il rischio di perdere clienti non solo per quel determinato giorno ma anche per il futuro: i clienti infatti potrebbero andare in un altro albergo e non recarsi più in quello che ha subito il distacco della luce. Inoltre l’albergo non potrebbe nemmeno fornire i servizi aggiuntivi come spa e welness con il rischio che i clienti, anche solo di questi servizi, si rechino altrove. Ovviamente questo danno per essere risarcito ha bisogno di una attenta valutazione che non sempre risulta possibile.

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png 0 0 MrzOrgUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png MrzOrgUserAdmin2017-11-09 07:00:302017-11-09 07:00:30Distacco della luce in albergo: come ottenere il risarcimento del danno

Fallimento del marito dopo la separazione: tutele per l’assegno di mantenimento della moglie

Quando, dopo la separazione, interviene il fallimento del marito obbligato a versare l’assegno di mantenimento alla moglie, per questa esistono tutele limitate.

In questo periodo post crisi economica potrà accadere spesso che un soggetto tenuto al pagamento di somme a titolo di mantenimento non possa rispettare tali pattuizioni per evidenti difficoltà economiche. In taluni casi queste difficoltà economiche possono diventare talmente croniche da sfociare in un fallimento.

Mensilità non pagate prima della pronuncia del fallimento

Nel caso in cui il marito avesse smesso di pagare l’assegno prima della pronuncia del fallimento, la moglie potrebbe insinuarsi al passivo per il credito relativo alle mensilità già scadute.

Gli ultimi tre mesi, tra l’altro, entrano a far parte dei crediti privilegiati cioè quei crediti che possono essere soddisfatti prima degli altri.

Mensilità non pagate successivamente al fallimento

Le mensilità successive alla pronuncia di fallimento non rientrano nella massa fallimentare quindi non trovano tutela fino al termine della procedura di liquidazione e rischiano, pertanto, di non essere mai ricevute dalla moglie.

La moglie in questo caso ha due possibilità per tentare di ricevere un sostegno economico.

Se il marito continua a percepire redditi da lavoro può chiedere al Giudice delegato di ricevere una parte della somma destinata al mantenimento del fallito.

Possibili rimedi per la moglie

La moglie, in ogni caso, ha diritto di chiedere al Giudice delegato per il fallimento del marito di ricevere un sussidio alimentare, dimostrando di non avere il necessario per provvedere ai suoi bisogni primari.

Le possibilità che questa richiesta trovi buon fine possono dipendere, anche, dall’eventuale attività lavorativa svolta dal marito e dall’entità dei beni personali rimastigli.

È opportuno precisare che:

  • se il marito è socio di una società per azioni o di una società di capitali, il fallimento di questa società sarebbe relativamente preoccupante per la moglie in quanto non andrebbe a toccare il patrimonio personale del marito che, pertanto, avrebbe maggiori possibilità di continuare a pagare l’assegno ed un’interruzione dei pagamenti dell’assegno di mantenimento dovuta al fallimento potrebbe essere facilmente smentita.

  • se il marito fosse titolare di una piccola impresa individuale o socio di una società di persone (snc, sas ecc.) o, ancora, lavoratore dipendente il fallimento sarebbe più preoccupante dato che coinvolgerebbe anche il patrimonio personale.

Cosa succede all’assegno di mantenimento in favore dei figli

L’assegno di mantenimento in favore dei figli segue la stessa disciplina di quello in favore del coniuge ad eccezione di una maggiore facilità di ottenere il sussidio alimentare in caso di bisogno della prole minorenne.

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2022/06/Separazione-fallimento-assegno.jpg 532 1440 LxDiCrItUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png LxDiCrItUserAdmin2017-11-09 00:00:002022-06-29 15:07:40Fallimento del marito dopo la separazione: tutele per l’assegno di mantenimento della moglie

Divorzio e unione civile: cosa succede al TFR dell’ex marito defunto unito civilmente?

Tra il divorzio, l’unione civile ed il TFR di uno dei partner defunto unito civilmente esiste un rapporto che prevede la suddivisione del trattamento di fine rapporto pro quota tra i superstiti.

Non è infrequente vedere storie di persone che dopo lunghe relazioni eterosessuali scoprono, o meglio, trovano il coraggio di vivere alla luce del sole la loro omosessualità ed iniziano una storia con una persona del loro stesso sesso.

Nel caso in cui ci fosse il desiderio di vivere un legame stabile la Legge Cirinnà permette anche ai divorziati di costituire un’unione civile.

Cosa succederebbe se il partner unito civilmente venisse a mancare?

Prendiamo come esempio una coppia di gay unitasi civilmente dopo che uno dei due ha ottenuto il divorzio dalla moglie alla quale versa anche un assegno di mantenimento. Purtroppo l’ex marito muore in un incidente stradale. A quel punto si aprono due diversi scenari perché il partner unito civilmente diventa erede legittimo del defunto ma l’ex coniuge, anche se non diventa erede, non viene del tutto estromessa dalle conseguenze economiche della scomparsa dell’uomo.

In particolare vogliamo porre attenzione su quello che accade al trattamento di fine rapporto che il defunto aveva maturato e che viene liquidato dal datore di lavoro alla famiglia del lavoratore.

Come accadrebbe se il marito fosse ancora in vita, l’ex moglie ha diritto a ricevere una quota del TFR anche dopo la morte dell’ex.

Chi ha diritto al TFR

La somma viene divisa tra la parte unita civilmente superstite, il coniuge divorziato e gli eventuali figli del lavoratore defunto o altri parenti a suo carico. Di fatto, però, il compagno superstite dovrà dividere la sua quota di TFR con l’ex moglie divorziata.

Attenzione, quindi, perché se l’ex coniuge si vedesse negare questo diritto potrebbe portare in Tribunale sia il partner superstite che la restante famiglia cosi da farsi liquidare dal Giudice la quota di propria spettanza.

Affinché la pretesa dell’ex coniuge venga accolta, però, è necessario che questa percepisse l’assegno di mantenimento mensile: in mancanza di tale condizione, infatti, non potrà ottenere nessuna somma.

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2022/06/Coppia-omo-divorzio-TFR.jpg 532 1454 LxDiCrItUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png LxDiCrItUserAdmin2017-11-09 00:00:002022-06-29 15:07:38Divorzio e unione civile: cosa succede al TFR dell’ex marito defunto unito civilmente?

La privacy nel condominio: la conservazione dei dati del singolo condomino deve essere tutelata

L’amministratore ha grandi poteri all’interno del condominio, tra cui quello di conservare tutti i dati personali dei condomini. Tale situazione ha reso necessaria una certa attenzione al fatto che i dati non vengano messi in possesso di soggetti non autorizzati e che nel momento in cui un soggetto non sia più condomino (a seguito di vendita per esempio) i dati non siano più disponibili. Il presupposto di avere un archivio anagrafico si è reso necessario per tutelare l’intero condominio ma molto spesso il potere esercitato dall’amministratore va oltre i suoi effettivi compiti.

 

Il sito internet del condominio

 

Il condominio può creare un sito internet dove siano presenti i dati dei singoli condomini e i documenti delle delibere dell’assemblea. Se per quest’ultimi non vi sono grandi problemi, salvo l’attenzione sui soggetti che possono consultare il sito, ben diverso è il caso dei dati dei singoli condomini inseriti sul sito. Questi dati infatti devono essere solo quelli necessari ad identificare il proprietario e non ulteriori dati che sono a disposizione dell’amministratore.

 

Come difendersi se viene violata la privacy

 

In questi casi è sempre possibile andare dal giudice per fare rispettare le regole sulla privacy e nel caso in cui il comportamento dell’amministratore abbia intaccato dati personalissimi dei condomini c’è anche la possibilità di ottenere un risarcimento per il danno subito. L’avvocato del condomino dovrà dimostrare come la diffusione di tali dati abbia recato danno alla persona e che tali dati non erano necessari. Si pensi al fatto che, al fianco di un condominio, sia indicato il nome di altra persona dello stesso sesso con la parola compagno o fidanzato. È chiaro che sia avvenuta una violazione della privacy ma sarà necessario dimostrare quanto questa violazione abbia recato danno ai soggetti interessati. Resta il fatto che dovrà essere immediatamente modificato quanto violi la privacy.

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https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png 0 0 MrzOrgUserAdmin https://www.marzorati.org/wp-content/uploads/2020/02/logo-nuevo-high.png MrzOrgUserAdmin2017-11-08 07:12:252017-11-08 07:12:25La privacy nel condominio: la conservazione dei dati del singolo condomino deve essere tutelata

Coppie di fatto: possibile la richiesta di assegno alimentare | Stato di bisogno dell’ex convivente

La Legge Cirinnà regolamenta alcuni aspetti giuridici relativi alle coppie di fatto. In particolare per l’ex convivente in stato di bisogno è adesso possibile ottenere un assegno alimentare.

Fino a poco tempo fa una persona che interrompeva una convivenza non poteva avanzare nessuna pretesa nei confronti dell’altra sia dal punto di vista morale che, soprattutto, economico.

Ricordiamo che quando parliamo di coppie di fatto nell’ambito della Legge Cirinnà ci riferiamo sia a coppie eterosessuali che a coppie omosessuali.

Per fare un esempio relativo alla casistica trattata possiamo immaginare una coppia omosessuale che convive da qualche anno. Uno, più giovane, senza un’entrata fissa mentre l’altro un normalissimo impiegato.

Il convivente ha diritto all’assegno di mantenimento?

 

Fino ad un anno fa se la coppia che abbiamo descritto si fosse lasciata ognuno avrebbe preso la sua strada senza poter avanzare alcuna richiesta di assegno.

Con la Legge Cirinnà il convivente “più debole” ha la possibilità di ricorrere in Tribunale per ottenere il riconoscimento di una somma di denaro periodica che, però, non è pari al mantenimento previsto in caso di separazione o divorzio di due coniugi o, ancora, di scioglimento di un’unione civile.

Il diritto previsto per il convivente è quello di ricevere un assegno alimentare.

Quali sono i presupposti dell’assegno alimentare e chi è obbligato

 

Per poter ottenere l’assegno alimentare la parte richiedente, nel nostro caso la persona che non ha lavoro, deve dare la prova di essere in condizione di bisogno e di non essere in grado di provvedere a soddisfare le necessità primarie ed essenziali.

A differenza dell’assegno di mantenimento che viene determinato anche valutando i redditi delle parti ed il tenore di vita goduto dalla coppia, nell’assegno alimentare è prevista la concessione di una somma che potremmo definire pari al “necessario per vivere” da individuarsi comunque in base alle possibilità reddituali dell’obbligato.

La prestazione alimentare, inoltre, potrà essere concessa solo per un periodo proporzionale alla durata della convivenza, quindi limitato nel tempo. È facile capire che l’assegno alimentare non solo dura per un tempo predefinito ma è anche di importo molto inferiore rispetto all’assegno di mantenimento.

Per finire bisogna precisare che prima del convivente obbligati a versare l’assegno sono i genitori ed i figli di chi lo richiede.

Tornando alla nostra coppia, pertanto, se il partner senza lavoro dovesse chiedere gli alimenti in Tribunale dovrebbe versarli l’ex convivente solo nel caso in cui lui non avesse più il padre o la madre o se questi non avessero le disponibilità economiche per provvedervi.

In ogni caso l’inserimento del convivente tra gli obbligati a versare l’assegno è una grande novità introdotta dall’Ordinamento nell’ottica della tutela di una situazione di fatto come la convivenza.

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Unione civile ed impresa familiare: stessi diritti di moglie e marito

In caso di impresa familiare gestita da una persona che ha celebrato l’unione civile, per il partner esistono gli stessi diritti previsti dal Codice civile in favore di moglie e marito.

Nel nostro paese è molto frequente la prestazione di lavoro in piccole o medie realtà aziendali o professionali familiari, che sono la rete capillare che sostiene l’economia italiana.

L’impresa familiare è definita come l’impresa o l’attività professionale in cui collaborano in maniera continuativa il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo dell’imprenditore.

La Legge Cirinnà ha previsto che anche il convivente unito civilmente possa essere annoverato fra i familiari che collaborano all’impresa familiare godendo dei relativi benefici. In particolar modo la parte unita civilmente è parificata al coniuge, con l’unica eccezione che i suoi parenti entro il secondo grado, che sarebbero ipoteticamente affini per l’imprenditore, sono esclusi dato che l’unione civile non prevede il vincolo dell’affinità.

Quali sono i diritti della parte unita civilmente?

 

Il diritto principale della parte unita civilmente consiste nel partecipare agli utili dell’impresa, ai beni acquistati ed all’incremento dell’azienda stessa in proporzione alla quantità e qualità del lavoro prestato.

Altro aspetto molto importante è quello che riguarda la possibilità di godere del mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e, parimenti, di partecipare alla gestione dell’impresa ed alle decisioni circa l’indirizzo aziendale che devono essere prese a maggioranza tra tutti i familiari.

Cosa succede in caso di successione ereditaria?

 

Nell’impresa familiare il diritto di partecipazione non può essere ceduto se non a favore degli altri familiari e con il consenso di tutti i partecipi. Se l’azienda viene venduta o cessata la quota può essere liquidata in denaro anche in più annualità.

Questa prelazione ha effetto anche in caso di morte di un familiare o dello stesso imprenditore. Tale aspetto è di importanza rilevante soprattutto nelle sorti di una coppia unita civilmente. Proviamo ad immaginare, per esempio, a due conviventi lesbiche: una possiede, con i suoi due fratelli, una piccola impresa che si occupa di giardinaggio e l’altra vi collabora.

Nel caso in cui l’imprenditrice dovesse morire la convivente avrebbe la certezza di poter ereditare la quota della propria compagna continuando il proprio lavoro senza correre il rischio di essere estromessa dal resto della famiglia e, in particolare, dai due fratelli.

E se i fratelli agissero alle sue spalle prendendo decisioni senza il suo consenso oppure venendo la sua quota? In questo caso la partner superstite potrebbe ricorrere in Tribunale per tutelare il proprio diritto e la propria partecipazione.

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L’affidamento temporaneo: una tutela per i minori in caso di difficoltà familiari

L’affidamento temporaneo è uno strumento a tutela dei minori che vivono difficoltà familiari sia dal punto di vista economico che in presenza di maltrattamenti o estreme conflittualità con i genitori. Una delle casistiche più frequenti verificatesi negli ultimi anni, dopo che la crisi economica ha colpito pesantemente le famiglie del cosiddetto “ceto medio”, è quella dei genitori che si rendono conto di non poter più mantenere il proprio figlio.

L’affido può essere deciso d’accordo con i genitori

 

Pensiamo ad una famiglia monoreddito che si trova in una difficile condizione economica in seguito alla perdita del posto di lavoro del marito. Nonostante i tentativi del padre di trovare una nuova occupazione, la famiglia non può più garantire al figlio di crescere e studiare in tranquillità. In questo caso gli stessi genitori possono allertare i servizi sociali del comune di residenza i quali intervengono per chiedere al giudice tutelare, di concerto con madre e padre, di emettere un provvedimento di affidamento del minore a terzi della durata necessaria a far ristabilire la famiglia di origine.

Se, invece, manca il consenso dei genitori, l’affido può essere deciso con un provvedimento del Tribunale per i minorenni.

L’affido è, infatti, un provvedimento temporaneo, che ha l’obiettivo di garantire ai minori il diritto a mantenimento, educazione e istruzione nel caso in cui i genitori non siano in grado di provvedervi. Si tratta di uno degli strumenti previsti dal legislatore per aiutare i figli minorenni di famiglie in difficoltà.

 

I requisiti per diventare affidatari e i doveri dell’affidatario

 

Per poter diventare affidatari, è necessario dichiarare la propria disponibilità al servizio sociale locale, che è competente per la valutazione dell’idoneità ad accogliere minori in affidamento. Possono presentare domanda anche coppie senza figli e persone single, anche se la precedenza viene concessa a coppie sposate con figli minori.

Se non si trova una famiglia disposta ad accogliere il minore, il giudice può decidere l’affidamento a un istituto.

L’affidatario deve accogliere il minorenne, mantenerlo ed educarlo, seguendo comunque le indicazioni dei genitori biologici e favorendo il più possibile i rapporti fra il minore e la famiglia di origine: l’affido è infatti un provvedimento temporaneo, e l’affidatario è tenuto a favorire il più possibile il reinserimento nella famiglia di origine non appena questo sarà possibile.

La legge prevede delle agevolazioni per chi diventa affidatario di un minore: la Regione può disporre degli interventi di aiuto economico, mentre il giudice può decidere che l’affidatario riceva assegni familiari ed eventuali prestazioni previdenziali relative al minore.

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